Quando ti chiedono perché trasferirsi all'estero, mostra gli stipendi di Parigi
Questa settimana parliamo del divario salariale con gli altri paesi europei, acquisizioni di startup e peso delle economie sulla produzione globale
Buongiorno,
questa è La settimana in pillole, la newsletter di Pillole di Economia che racconta i temi più importanti della settimana attraverso grafici e dati. Io sono Massimo Taddei, giornalista economico, e vi accompagnerò in questo viaggio.
Di cosa parleremo oggi:
Gli stipendi di Parigi non sono lontanamente paragonabili a quelli italiani
Le big tech statunitensi stanno esagerando con le acquisizioni?
Il peso dell’economia americana sul Pil globale è ai livelli più alti dal 2006
A Parigi, lo stipendio medio per un giovane vale duemila euro netti
A Parigi il primo lavoro vale già duemila euro. Secondo i dati dell’Insee, l’equivalente francese di Istat, elaborati dalla rivista Jdn, in media un uomo under-26 guadagna 2.182 euro al mese, mentre per le donne la media si ferma a 1.992 euro. La retribuzione cresce nel tempo e, superati i cinquant’anni, è superiore ai 6 mila euro al mese per gli uomini e ai 4 mila per le donne.
Anche in Francia, quindi, esiste un forte divario di genere nelle retribuzioni, ma il livello degli stipendi resta comunque molto elevato rispetto al nostro paese, anche se si considerano città più grandi e con economie più dinamiche come Milano.
Del resto, trasferirsi all’estero per lavorare paga: secondo i dati Almalaurea, chi decide di trasferirsi in un altro paese guadagna in media 2.218 euro al mese a cinque anni dalla laurea, quasi 700 euro in più di un laureato che lavora al Nord e quasi mille in più di chi si trova nel Mezzogiorno.
Le big tech comprano troppe startup?

Sin dagli albori della Silicon Valley (ma dell’industria in generale), le aziende hanno cercato di proteggere la propria posizione dominante acquistando possibili rivali prima che crescessero abbastanza da mettere in dubbio gli equilibri in gioco.
Guardando ai dati, però, sembra che le big tech ci abbiano preso un po’ troppo gusto. Il database Crunchbase mostra come sette delle principali aziende tecnologiche statunitensi abbiano acquistato complessivamente oltre 800 imprese, inglobandole all’interno delle proprie società.
Ad aver acquistato di più negli anni è stata Google (tramite la holding Alphabet), con 263 acquisizioni. Seguono Microsoft, Apple, Meta ed Amazon. Fa la sua comparsa in questa “classifica” anche Nvidia, la società leader nel settore dell’AI, che con le sue 25 acquisizioni sembra intenzionata a mantenere questo primato.
Inglobare startup ad alto potenziale all’interno della propria azienda è un acceleratore o un freno all’innovazione?
Gli Stati Uniti valgono un quarto del Pil globale

La fortissima crescita nel post pandemia, una delle più rapide di sempre, ha riportato gli Stati Uniti alla ribalta nell’economia globale. Il sorpasso da parte della Cina sembrava immediato e, invece, l’economia americana va avanti come un treno, mentre in Oriente si sono riscontrate non poche difficoltà negli ultimi anni.
Oggi il Pil statunitense pesa per un quarto sulla produzione globale, un dato mai così alto dal 2006. Segue la Cina, che, perlomeno nella conversione del Pil in dollari, rimane davanti all’Unione europea.
E l’Italia? Il nostro paese pesa per circa il 2% del Pil globale, un dato che dimostra che la nostra economia è ancora molto rilevante, ma che è in netto peggioramento: nel 2000, il Pil italiano rappresentava il 3,4% della produzione mondiale.
Altri dati per rimanere sul pezzo
Quasi la totalità dei Boomer statunitensi guadagnava più dei propri genitori a trent’anni, ma la quota è calata al 50% per chi è nato negli anni Ottanta.
Un miliardo equivale a diecimila volte 100 mila. Ma riusciamo a visualizzare esattamente questa differenza? Ce lo spiega (in dollari) Zio Paperone.
Investire conviene? Va considerato il profilo di rischio e il tempo di investimento, ma un’analisi storica sembra suggerire di sì. Lo abbiamo raccontato su Instagram.
Conosciamoci meglio
Come ti ho raccontato all’inizio della newsletter, io sono Massimo Taddei. Ho studiato economia e ho iniziato a fare il giornalista nel 2019. Da marzo 2023, sono il responsabile editoriale di Pillole di Economia.
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Molto interessante